Quando pensieri e azioni si scontrano: la dissonanza cognitiva.

Quando pensieri e azioni si scontrano: la dissonanza cognitiva.

Vorrei mangiare in modo equilibrato, ma…

…non posso fare a meno dei dolci, è più forte di me!

…come faccio, se ho sempre mille cose da fare? Non posso avere il tempo di dedicarmi anche alla cucina!

…giornataccia in ufficio. Devo assolutamente consolarmi con una vaschetta di gelato stasera!

…che sarà mai se mangio un altro cioccolatino. In fondo, non sarà un cioccolatino in più a farmi ingrassare!

La ricerca di giustificazioni ad un comportamento che riteniamo inappropriato, è il risultato di un meccanismo mentale che si innesca quando compiamo azioni incoerenti rispetto alle nostre credenze: si chiama dissonanza cognitiva.

Ci si imbatte in questa situazione quando, ad esempio, nel bel mezzo di una dieta dopo una giornata di lavoro particolarmente complicata, una sera a cena da soli “cadiamo in tentazione”; oppure quando, perfettamente consapevoli che il fumo faccia male, decidiamo lo stesso di continuare a fumare.  

Nel 1957 lo psicologo statunitense Leon Festinger ha descritto questa disarmonia: le persone desiderano attuare comportamenti coerenti con i loro pensieri ma, quando si trovano a compiere scelte che non corrispondono alle proprie convinzioni, si genera una “dissonanza”, ovvero uno stato di tensione interiore. Si manifesta solamente dopo una scelta che prendiamo liberamente, ma non allineata a quanto pensiamo o diciamo. Si crea, infatti, una contraddizione interna che ci costringe a ristabilire subito l’equilibrio, cercando argomentazioni a supporto della nostra scelta e prove che giustifichino il nostro comportamento incoerente. Se fosse qualcun altro ad obbligarci a tenere un comportamento che non ci appartiene o non in linea con ciò in cui crediamo, saremmo sicuramente frustrati, ma non affronteremmo il conflitto interiore causato dalla dissonanza cognitiva.

Cosa ci succede quando pensiamo in un modo e agiamo all’opposto?

Dopo la sensazione di disagio provocata dalla contraddizione interiore, cerchiamo di pulire la coscienza trovando scuse, alibi e giustificazioni per difendere le nostre azioni, minimizzando le conseguenze, trovando spiegazioni che diano un senso al nostro comportamento.

Potremmo citare alcune scuse tipiche dei fumatori, che vorrebbero smettere per il loro benessere, ma che non trovando la forza per farlo si giustificano così: “il fumo non è poi così dannoso”, “fumare mi aiuta a riflettere”, “con tutto l’inquinamento che respiro, cosa vuoi che sia una sigaretta”. Sono solo alcuni esempi di come una persona che sperimenta una dissonanza cognitiva, si rifugi nella sicurezza delle sue convinzioni e nella minimizzazione delle conseguenze del suo agire.

Non trovando coerenza tra pensieri e azioni scegliamo di cambiare la nostra convinzione, il pensiero, cercando conferme a supporto del nostro comportamento per alleviare la tensione interna. Sebbene questa sia la via più facile, non è l’unica possibile. L’alternativa, per rimanere coerenti, è cambiare il comportamento adeguandolo a ciò che pensiamo.

Ad esempio, potremmo scegliere di smettere di fumare. Perché questa scelta è così difficile da attuare?

Perché preferiamo giustificare scelte incoerenti con i nostri valori piuttosto che dedicare energie a migliorare realmente la nostra situazione?

Ogni cambiamento è dispendioso per il nostro sistema psico-fisico e richiede una certa dose di applicazione per rompere un equilibrio interno che, per quanto disfunzionale, è rassicurante. Facciamo fatica ad uscire da una zona di comfort che ci regala sicurezza, ci protegge da possibili delusioni, esclude situazioni sconosciute in cui non sappiamo cosa incontreremo, ci aiuta a non correre il rischio di fallire, di sentirci a disagio o inadeguati. Siamo spaventati dal non vivere più determinate situazione come prima, di non godercele appieno. Non sempre siamo capaci di guardare agli impatti a lungo termine delle nostre decisioni, nel bene e nel male, ma ci concentriamo solo sulla soddisfazione del presente. A volte, invece, semplicemente non siamo abbastanza motivati. Ecco perché cambiare ed evolvere è così difficile: parte tutto dalle convinzioni che abbiamo nella nostra mente.

Prima di cambiare il nostro comportamento, è necessario comprendere quali sono i motivi che lo rendono funzionale per noi. Seppur dannoso, lo consideriamo utile a soddisfare le nostre necessità.

Chiediamoci allora:

  1. qual è il motivo per cui mi comporto così, anche se conosco le conseguenze negative?
  2. come potrei sentirmi se smettessi di agire in questo modo?

Partiamo dal presupposto che per modificare un comportamento ormai consolidato nella nostra quotidianità sia necessaria una motivazione importante. Se crediamo che per noi sia importante cambiare qualcosa, allora saremo in grado di farcela.

Un modo per renderci davvero conto di quanto sia forte il nostro desiderio di miglioramento è immaginarci al termine del processo di cambiamento. Ipotizziamo di voler perdere qualche chilo, che reputiamo superfluo:

  • Immaginiamoci con il nostro vestito preferito, che finalmente ci avvolge come un guanto. Perfettamente a nostro agio nello sfoggiare quell’abito che tanto ci piace e che per troppo tempo abbiamo dovuto, a malincuore, dimenticare in un angolo sperduto dell’armadio.
  • Immaginiamo la nostra soddisfazione per i complimenti di familiari, amici e colleghi se perdessimo quei chiletti che oggi ci creano tanto disagio.

A questo punto chiediamoci cosa siamo disposti a fare pur di ottenere il risultato a cui ambiamo: siamo disposti a fare sacrifici e rinunce pur di raggiungere la ricompensa alla fine del percorso?

Se la nostra mente si perde a fantasticare rispondendo a queste domande, allora significa che le nostre motivazioni sono sufficientemente forti e siamo finalmente pronti per affrontare il cambiamento.

Una volta pronti, bisogna individuare quale sarà la nostra nuova abitudine.

Troviamo qualcosa che ci faccia sentire bene, che ci permetta di apprezzare anche i piccoli cambiamenti quotidiani prima di arrivare al traguardo. Che ogni giorno ci faccia dire: ho preso la decisione giusta, sono fiero di me stesso. Finalmente sento di fare qualcosa di utile per me, qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa. Ad esempio, al posto di quel famigerato pezzo di torta a fine cena, concediamoci 5 minuti di meditazione per apprezzare i progressi che abbiamo fatto. O appuntiamoci quali sono le sensazioni che abbiamo sperimentato durante la giornata, i cambiamenti, i risvolti positivi della nostra decisione e quelli che ancora percepiamo come ostacoli apparentemente insormontabili.

Interrompiamo così il circolo vizioso che ci ha tormentato e troviamo finalmente un comportamento coerente con i nostri pensieri.

Vediamo ora un esercizio finalizzato a prendere consapevolezza delle situazioni in cui sperimentiamo dissonanza cognitiva e a recuperare coerenza tra pensiero e azione.

SITUAZIONE PERSONALE E CONTESTO

Stiamo seguendo una dieta povera di grassi saturi e zuccheri semplici per perdere peso. Siamo appena rientrati da una giornata stressante in ufficio, una di quelle giornate che vorremmo solo dimenticare. A fine cena, che abbiamo consumato seguendo la nostra dieta, troviamo nel frigo una vaschetta di gelato. “Perché no in fondo? Dopo la giornata di oggi mi sembra il miglior modo per sollevare il morale e coccolarmi.”

PENSIEROChe cosa pensiamo sia giusto?

“Con tutta la fatica fatta, non sarà un giornata no a lavoro a farmi demordere”.

AZIONE INCOERENTE – Come ci comportiamo?

Mangiamo il gelato, agendo dunque in modo incoerente rispetto a quanto vorremmo fare per noi stessi. Pensiamo: “In fondo, non sarà una vaschetta di gelato a rovinare gli sforzi fatti finora.”

GIUSTIFICAZIONE – Che cosa ci siamo detti per giustificare il comportamento incoerente? Individuiamo la “scusa”.

“Mi concedo il dolce, ma da domani mi rimetto a dieta!”

BISOGNO NASCOSTO – Qual è il bisogno che si nasconde dietro questo comportamento incoerente?

“Ho proprio bisogno di consolarmi dopo una giornata così stressante.”

COMPORTAMENTO ALTERNATIVO FUNZIONALE  – Quale altro comportamento possiamo mettere in atto per rispondere a quel bisogno? Individuiamo un’azione funzionale.

“Mi fermo 5 minuti a meditare. Penso a cosa non ha funzionato oggi e a come posso migliorare per fronteggiare quelle giornate che ogni tanto capitano! Intanto la meditazione mi aiuterà rilassarmi e a dimenticare quel gelato.”

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